
Autore: Tommaso Rinaldi
Data di pubblicazione: 22 novembre 2022
SE IMPARASSIMO AD INVESTIRE MEGLIO I NOSTRI RISPARMI, ALTRO CHE PNRR!
Sappiamo tutti quanta importanza e quanta enfasi è stata posta sull’utilizzo dei fondi relativi al cosiddetto PNRR, una sottospecie di nuovo Piano Marshall da complessivi 222,1 miliardi di euro (di cui 191,5 fondi europei e 30,6 mld Stato italiano); l’Italia è il Paese che ne ha chiesto e ricevuto in misura maggiore, parte a fondo perduto (Sovvenzioni) e parte (circa 122 miliardi) da rimborsare in un tempo massimo di trent’anni, di cui i primi dieci di pre -ammortamento (pagamento solo quota interessi).
Ancora una volta, la sensazione è che la nostra nazione si sia comportata come quei riccastri che vivono da straccioni pur di non intaccare le loro ingenti ricchezze. E già, perché l’Italia ha ricchezze complessive enormi: circa € 6.000 miliardi in patrimonio immobiliare ed oltre € 5.250 in patrimonio finanziario; di quest’ultima voce, quasi € 2.000 miliardi sono parcheggiati sui conti correnti.
Negli ultimi dieci anni (31.12.2011 – 31.12.2021), sarebbe stato sufficiente investire solamente la metà dei soldi lasciati a marcire sui conti correnti (€ 1.000 miliardi che rappresentano meno del 9% della nostra ricchezza totale) nelle 1.500 società mondiali che compongono l’indice MSCI WORLD NR, per ottenere i seguenti risultati:
- Incremento lordo del patrimonio complessivo pari a € 2.775,70 miliardi;
- Incasso dello stato pari a € 721,68 miliardi
- Aumento della ricchezza complessiva degli investitori (al netto del capital gain) pari a € 2.054,02 miliardi.
In pratica, quasi due volte e mezzo il PNRR a disposizione, senza andare a genuflettersi a Bruxelles e Strasburgo e senza aspettare tranche o superare ostacoli posti da questo o quel Paese più o meno ligio al dovere.
Quanti investimenti in nuove infrastrutture, digitalizzazione, transizione ecologia, sanità, welfare, cultura, turismo, riordino e salvaguardia dell’immenso patrimonio artistico (il nostro petrolio…) si sarebbero potuti realizzare? Per non parlare degli oltre 2.054 miliardi in più con cui trastullarsi in giro per il mondo…
I danni dell’analfabetismo di ritorno e, in particolare, di quello finanziario sono sotto gli occhi di tutti, ma evidentemente è più facile sbraitare e mugugnare piuttosto che cambiare modo di agire.
Se è vero che il convento è povero, è altrettanto vero che i frati che vi abitano dentro sono molto ricchi; perciò, per i prossimi dieci anni, impariamo ad allocare meglio i nostri risparmi perché ne trarremo beneficio sia in termini individuali sia in termini collettivi.
I norvegesi, detentori del secondo fondo sovrano più potente del mondo, questo meccanismo lo hanno capito perfettamente.; noi italiani, purtroppo, ancora no.
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