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Rappresentazione visiva dell'articolo: Ah, se avessi lasciato i soldi sul conto...

Autore: Tommaso Rinaldi

Data di pubblicazione: 03 gennaio 2023

Ah, se avessi lasciato i soldi sul conto...

Questo è il più classico rimpianto o grido di dolore che, negli anni in cui i mercati finanziari vanno male, viene lanciato dalla quasi totalità dei risparmiatori.

Insieme all’altro concetto, più o meno ricorrente, che “negli investimenti finanziari guadagnano solo i “poteri forti”, le banche e i volponi alla Warrren Buffet: non è roba per risparmiatori normali!”

Questo nefasto 2022 ha portato con sé un “regalino” ancor più avvelenato per la tenuta psicologica del risparmiatore medio, ovvero la più grave perdita della storia dei mercati obbligazionari; basta guardare il grafico seguente per rendersene conto immediatamente:

Infatti, rispetto ad un mercato azionario mondiale che ha chiuso con un -13,16%, troviamo un BTP di breve- medio termine (2026) che fa leggermente meglio a -10,45%, il decennale (2031)  a -23,34% e quello di lunghissimo termine (2051) addirittura a -39,96%!!!  

Quindi, anche quei BTP con risicatissimi (o nulli) rendimenti ma che facevano stare tranquilli “perché non perdono mai” stanno presentando un conto salatissimo alle credenze popolari più o meno consolidate.

Ed evito volutamente di parlare di andamento del mercato immobiliare perché partirebbero immediatamente le ambulanze…

Come affrontare, allora, questa situazione oggettivamente complicata e che potrebbe far perdere la bussola dato che il 2022, una volta di più, ha certificato che “porti sicuri” nei quali rifugiarci non esistono? 

La tentazione più irrazionale, ma sempre presente in anni di questa tipologia, è quella del classico “vendo tutto, lascio i soldi sul conto e non mi preoccupo più di ciò che fanno i mercati. Quelli sono e quelli saranno finchè campo.”

E qui mi affido alle due famose regole di Warren Buffet, spesso interpretate malissimo, che recitano così:

“Regolano numero 1: non perdere mai soldi”

“Regola numero 2: non dimenticare mai la regola numero 1”

Secondo queste due regole, si è portati a pensare che Warren Buffet non abbia mai visto oscillare il suo patrimonio e, quindi, non abbia mai visto il segno meno davanti ai suoi investimenti. Niente di più sbagliato:

(Elaborazione su dati Lixi Invest)

Come si può notare, anche il più grande investitore di tutti i tempi ha visto scendere pesantemente il proprio patrimonio, addirittura per oltre un terzo, ma quella perdita di -32% del 2020 o di -27% del 2022 è solo sulla carta, è fittizia e diventa reale solo nel momento in cui si vende definitivamente.

Questo è il vero significato della “Regola numero 1” che è valida anche al contrario, quando c’è il verde sullo schermo del pc e teoricamente si sta guadagnando.

Negli ultimi dieci anni, l’Oracolo di Ohama (come viene definito W. Buffet), pur dovendo sopportare perdite pesantissime, ha ottenuto il 322% semplicemente perché non ha venduto quando sembrava non ci fosse niente altro da fare, ma solo quando lo ha deciso lui e non Mr Market. 

In questi momenti, le sirene della vendita tout court sono fortissime e potenzialmente rassicuranti, ma altro non sono che il canto di omerica memoria e potrebbero portare solo ad un naufragio fatale e non recuperabile.

Cosa sarebbe successo nei casi a noi più vicini temporalmente se avessimo dato ascolto alle sirene dell’epoca che invitavano a vendere e mettere tutto sul c/c oppure, nella migliore delle ipotesi, su titoli di stato a breve termine?

  1. Chi a fine 2008, stremato dal disastro iniziato con il fallimento di Lehman Brothers, avesse venduto tutto parcheggiandolo in liquidità, avrebbe fatto il più grande errore della sua vita:

(Fonte dati andamento c/c da studio Bankitalia)

2. La stessa sorte sarebbe toccata a chi, spaventato dalla possibile frantumazione dell’euro, avesse ritirato tutto a fine 2011:

3. Ancora peggio sarebbe andata a chi, nel 2016, si fosse lasciato convincere che la Brexit sarebbe stata l’anticamera del fallimento dell’economia europea:

4. Nulla di diverso sarebbe toccato in sorte a chi, terrorizzato dal Covid – 19, avesse seguito il gregge guidato dai classici portatori di sventura e dai titoloni dei quotidiani sui “miliardi bruciati sui mercati finanziari”:

In tutte le epoche storiche, in tutti i contesti di mercato, con crisi partite da situazioni totalmente diverse l’una dall’altra, rifugiarsi nella liquidità è sempre stato terribilmente perdente. SEMPRE!

 Nè va dimenticato che, in passato, moltissimi dipendenti bancari hanno approfittato dell’avversione totale del risparmiatore nei confronti della volatilità, piazzando titoli immondi supportando tali consigli con grafici che mostravano l’assenza totale di qualsiasi scostamento, anche impercettibile, della quotazione del titolo della propria banca non quotata. 

L’andamento di Veneto Banca, che potrebbe tranquillamente essere sovrapposto a Popolare di Vicenza, BPBari e a tante altre sciagure finanziarie di cui i risparmiatori sono stati contemporaneamente vittime e complici sta lì a dimostrarlo; come era possibile che, nello stesso arco temporale (2007 - 2010) tutte le principali banche quotate del mondo presentavano quotazioni con perdite vicine al -90%, mentre le bancarelle di cui sopra non solo non perdevano ma, addirittura, crescevano?

Infatti, non era possibile e l’aver messo volutamente la testa sotto la sabbia ha comportato per il risparmiatore credulone ed inconsapevole il falò (vero) del proprio patrimonio.

 Così come senza il vento e la successiva pioggia i raccolti sarebbero scarsi o nulli, allo stesso modo senza volatilità la crescita dei mercati sarebbe impossibile.

 Perciò, non farti intimorire dagli eventi temporanei ed estemporanei che sono parte integrante dei mercati, ma sfrutta strategicamente la volatilità a tuo vantaggio per migliorare l’efficacia e l’efficienza dei tuoi risparmi. 

 

 

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