Autore: Tommaso Rinaldi
Data di pubblicazione: 04 aprile 2023
Cosa è successo ai nostri risparmi a tre anni dal Covid-19 ?
Definire “complicati” gli ultimi tre anni è certamente un eufemismo; eppure, nonostante la grande resilienza che tutti noi abbiamo dimostrato di possedere e che ci ha aiutato a superare il periodo più buio e complicato vissuto dall’ intera umanità negli ultimi 75 anni, vedo in giro troppi volti rabbuiati, impauriti, talvolta rassegnati o con una visione del futuro oscillante tra il negativo ed il catastrofico.
Rimanendo nel mio ambito professionale, riporto un fotogramma ripreso da uno dei tanti webinar che ho realizzato nel periodo più duro della pandemia, durante i quali provavo a trasmettere le mie (poche) conoscenze ed esperienze vissute direttamente sul campo, al fine di evitare che i risparmiatori si facessero sopraffare dalle notizie negative di quel momento, nonché dalla paura e dalla psicosi collettiva.
Perciò, chiesi ai presenti di memorizzare il valore di alcuni indici relativi ai mercati azionari, devastati da due settimane di cali vertiginosi, perché ero certo che, a distanza di 3 – 5 anni, quelle quotazioni drammatiche sarebbero state solo un pallido ricordo e quasi sicuramente un rimpianto per non aver avuto il coraggio di investire qualche sommetta lasciata a marcire sul classico conto corrente (lo stesso consiglio lo avevo dato nel marzo 2009, alla fine di un altro lungo periodo burrascoso e drammatico seguito al fallimento di Lehman Brothers, con risultati…identici).
(Immagine tratta dal webinar: “Trasformare le emozioni in buone decisioni”, 28 maggio 2020)
Cosa è accaduto da quel momento in poi?
- Abbiamo vissuto due chiusure totali, con difficoltà persino a stare in numero congruo sotto un ombrellone estivo o a poter festeggiare il Natale con le proprie famiglie, anche se tutto questo ha consentito a chi ha potuto beneficiare di entrate sicure di accumulare ulteriore risparmio sui conti correnti, proprio per l’impossibilità di spendere denaro;
- le Banche Centrali hanno continuato a “pompare liquidità” nel sistema al fine di evitare il fallimento di numerose imprese e la scomparsa di interi settori produttivi;
- questa enorme liquidità, non trovando sbocco nei classici titoli di stato perché con rendimento nullo o negativo, ha dato una grande mano nel risollevare i mercati finanziari, tant’è che quegli stessi indici di cui chiedevo di memorizzare le quotazioni, oggi presentano i seguenti valori:
Un recupero fortissimo ed evidente, avvenuto nonostante il 2022 si sia rivelato un anno particolarmente negativo, durante il quale si è verificata la tempesta perfetta causata da:
- una guerra assurda,
- incrementi stellari dei prezzi delle materie prime;
- il ritorno dell’inflazione agli “antichi fasti” degli anni ’80.
Tutto ciò ha costretto le Banche Centrali ad alzare il livello dei tassi ufficiali di sconto, dopo anni tenuti a zero, con l’effetto collaterale (per la verità atteso da anni) della più grave perdita di valore dei titoli di stato dal dopoguerra e ripercussioni non indifferenti anche sulle “tranquille” polizze a capitale garantito (Ramo I) che investono prevalentemente in questi ultimi strumenti.
L’aver martellato quasi ossessivamente in quella fase con concetti quali:
- “i rendimenti non li fanno i mercati ma i nostri comportamenti” oppure
- “I mercati tentennano, oscillano, traballano ma…crescono” o ancora
- “Giornali e tiggì fallirebbero se non dessero la dose quotidiana di ansia, veleni e cupi nuvoloni neri”
ha consentito ai miei clienti di evitare scelte affrettate; scelte che la storia dei mercati ha confermato, come d’altronde è sempre avvenuto (e sempre avverrà):
Perché, allora, il risparmiatore medio continua a perseverare con l’atavica paura nell’allocare le proprie risorse ANCHE su quei mercati che nel brevissimo sembrano più rischiosi, ma nel tempo decisamente più remunerativi?
Cosa c’è di complicato nel comprendere che il risparmio che non ti serve nei prossimi tre anni va allocato in strumenti che ti consentiranno di proteggerti meglio dall’inflazione e che, soprattutto nel lungo e lunghissimo periodo, ti garantiranno risorse per continuare a vivere serenamente?
Davanti all’evidenza dei risultati dimostrata in oltre 200 anni di mercati finanziari e, in particolare, da questi ultimi tre anni complicatissimi, cos’altro bisogna fare per consentire un approccio più razionale agli investimenti finanziari e meno condizionato da preconcetti non supportati da alcun riscontro scientifico?
Possibile che davanti alla notizia di un -2% data dai TG a rullo compressore, l’investitore medio dimentichi in un attimo tutti i guadagni realizzati in precedenza e vada in crisi perché, dal picco massimo raggiunto dal suo portafoglio, “ora sto perdendo e faremo la fine del 2008?”
Certamente, noi consulenti continueremo a martellare, martellare, martellare sugli errori di finanza comportamentale e nello spiegare che la pianificazione finanziaria è l’unica arma in mano ai risparmiatori per evitare sorprese e fregature; gli investitori, dal canto loro, dovrebbero imparare:
- ad essere più coerenti con i propri obiettivi d’investimento;
- a decidere loro quando disinvestire e non i TG o i Brunivespa;
- a non farsi influenzare dagli andamenti del mercato, per sua natura mai fermo e domo, come nella famosa descrizione che Eduardo fa del mare: “Io, quando lo sento, specialmente di notte, non dico: “Il mare fa paura”. Ma dico: “Il mare sta facendo il mare”
Complicato? Probabilmente sì, ma con la giusta dose di conoscenza e consapevolezza si potrebbero vivere anche i momenti più burrascosi con maggiore tranquillità.
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