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Rappresentazione visiva dell'articolo: CENTO DOMENICHE.
 UNA STORIA DI FIDUCIA MAL RIPOSTA, ANALFABETISMO FINANZIARIO, INGORDIGIA E VIGLIACCHERIA.

Autore: Tommaso Rinaldi

Data di pubblicazione: 20 aprile 2024

CENTO DOMENICHE. UNA STORIA DI FIDUCIA MAL RIPOSTA, ANALFABETISMO FINANZIARIO, INGORDIGIA E VIGLIACCHERIA.

Il film “Cento Domeniche”, come sempre brillantemente interpretato da Antonio Albanese,

https://www.youtube.com/watch?v=g7L-gSpccjQ

ha riportato alla mente la stagione dei fallimenti bancari italiani, ancora di pienissima attualità:

nel quale l’affresco su fiducia mal riposta (risparmiatori), analfabetismo finanziario (risparmiatori e impiegati), ingordigia (risparmiatori e manager bancari) e vigliaccheria (impiegati e manager bancari) è semplicemente spietato.

Tuttavia, le varie storie legate a Veneto Banca, Popolare di Vicenza & Co.  non hanno insegnato assolutamente nulla ai risparmiatori italiani; infatti, si continua a dare fiducia, a prescindere dalla preparazione, a questo o quell’impiegato sempre e solo sulla base del ritornello “da trent’anni è la mia banca” oppure “da mio nonno in poi, le Poste sono il nostro punto di riferimento” .

Conseguenze? Continuiamo ad essere ultimi tra i Paesi OCSE in termini di conoscenze finanziarie e, soprattutto, continuiamo ad avere paura di perdere denaro quando si investe; un sentimento che attanaglia il 77% dei risparmiatori italiani secondo l’ultima indagine del CENSIS.

E come lo aggira l’italiano medio questo sentimento?

Mica seguendo il rimbrotto di Maurizio Donadoni ad Antonio Albanese: “Dovevi DIVERSIFICARE l’investimento, non mettere tutto in una cosa sola!!!” Naaaaaaa!

Nel mondo ci sono crisi globali e incertezza? E allora concentriamo tutti gli investimenti in Italia, meglio ancora se in titoli di stato del secondo Paese più indebitato del mondo, “perché sono sicuri, non perdo mai e mi restituiscono il capitale!”

Lo fanno in pochi? Assolutamente no!

Il 69,6% degli italiani si comporta proprio così e, addirittura, il 48,6% è disposto ad investire solo in Italia, anche a fronte di rendimenti inferiori.   

Come se ne esce?

Utilizzando tre fattori: Conoscenza/Alfabetizzazione, Diversificazione, Tempo.

  1. CONOSCENZA.

Cosa è successo negli ultimi 50 anni in giro per il mondo?

Non c’è stato angolo della Terra che sia stato risparmiato da crisi, guerre, pandemie o semplici difficoltà temporanee. Eppure, il mercato azionario mondiale ha restituito un rendimento annualizzato di circa l’8% in tutto questo periodo.

2. DIVERSIFICAZIONE

Se tutto il mondo è stato toccato da crisi più o meno profonde e, nonostante questo, ha prodotto quasi l’8% annuo, questo significa che non tutto il Mondo va in crisi contemporaneamente e, quindi, ci sarà sempre una parte di esso che andrà meglio di un’altra; essere posizionati dappertutto significa sfruttare tutte le opportunità presenti a livello mondiale, sia a livello azionario sia a livello obbligazionario e, perciò, beneficiarne in termini di rendimento.

La diversificazione del portafoglio, in ultima analisi, garantisce due aspetti fondamentali:

  • Eliminazione del pericolo che il proprio patrimonio evapori perché si sbaglia il titolo su cui investire (rischio specifico) e, quindi, il non poter realizzare il “sogno di una vita: organizzare la festa di matrimonio di mia figlia” (Cento Domeniche)  
  • Partecipazione alla crescita che, da sempre, l’economia globale genera.

 

3. TEMPO

Ritengo sia il fattore fondamentale di ogni pianificazione o semplice diversificazione finanziaria, perché elimina la possibilità di incappare in risultati negativi, purché venga correttamente rispettato l’orizzonte temporale iniziale:

  • In caso di OBBLIGAZIONI, non potrò incorrere in nessuna perdita per una semplice RAGIONE ALGEBRICA: a scadenza, il mio capitale mi verrà rimborsato, così come pattuito, salvo dissesto o fallimento dell’emittente. Per evitare che ciò avvenga, basta ricordare il fattore 2 (diversificare il proprio patrimonio con un numero sufficientemente ampio di titoli di vari emittenti e non solo…BTP);
  • In caso di AZIONI, non potrò incorrere in nessuna perdita per una semplice RAGIONE STATISTICA: la storia dei mercati finanziari insegna che, anche nelle crisi più estreme e profonde, sono sufficienti al massimo 6 anni per non subire perdite di capitali (se nel durante si approfittasse dei cali, i tempi di recupero sarebbero più che dimezzati...)

 

Non servono altre strane alchimie per eliminare questa atavica paura di investire e di rifugiarsi in palliativi, spesso molto più pericolosi di quegli investimenti di cui si ha, a torto, inutilmente paura o ancestrale terrore.

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