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Autore: Tommaso Rinaldi

Data di pubblicazione: 06 agosto 2024

Rimanere investiti o vendere tutto?

News

LE PERFORMANCE NON LE FANNO I MERCATI FINANZIARI, MA I NOSTRI COMPORTAMENTI


Domenica, 4 agosto 2024 - ore 13:00.

Attraverso la strada che separa la mia abitazione dal mare e mi reco nello storico stabilimento balneare in cui, da sempre, trascorro le mie estati. Dopo una ventina di minuti, qualche fulmine in lontananza (e conseguenti tuoni) fa fuggire la maggior parte dei bagnanti; io resto a godermi la leggera pioggia sotto l’ombrellone, nella spiaggia oramai quasi deserta.

Alla fine, tuttavia, devo cedere alle telefonate preoccupate di mia moglie e rientrare a malincuore, pur sapendo in cuor mio che, nel breve tragitto che mi avrebbe riportato a casa, sarebbe ricomparso il sole; cosa puntualmente verificatasi dopo pochi minuti.


Sui mercati finanziari molto spesso si verifica proprio ciò che è capitato domenica scorsa al mare, con la differenza che personalmente ho perso solo qualche ora di sole (non ci sono più tornato), mentre gli investitori, a furia di entrare e uscire dai mercati facendosi travolgere da notizie spesso fuorvianti, perdono fior di capitali difficilmente recuperabili.


E gli studi pluridecennali confermano questo fenomeno senza alcuna possibilità di smentita. 


Di seguito ne riporto uno particolarmente esaustivo perché, nonostante la presenza di tante crisi pesantissime (crisi bath tailandese, fallimento fondo hedge più grande del mondo, fallimento Russia, Torri Gemelle, Sars, Mutui Subprime, fallimento Lehman Brother’s ) chi fosse rimasto sempre investito in quel periodo molto, ma molto turbolento, avrebbe triplicato il proprio patrimonio.



E gli amanti del “vendo e poi rientro quando i mercati si saranno calmati”?

Sarebbe bastato non essere investiti nei migliori 10 giorni del periodo per vedere più che dimezzare i guadagni e, addirittura, ritrovarsi con un capitale inferiore a quello investito, se avessero mancato i migliori 30 giorni (sui circa 7.000 disponibili!)


Foto tratta da


(foto tratta da "Kaidan")


E allora, è davvero dirimente sapere se il -13% di ieri di Tokyo (perdita quotidiana più pesante dal 1987) è stato causato dal dato sulla disoccupazione americana o, invece, dal cosiddetto “carry trade”, ovvero prendere soldi in prestito laddove la valuta è più favorevole ed essere costretti a chiudere le posizioni nel momento in cui i tassi di quella valuta vengono rialzati dalla Banca Centrale di quella valuta?

Dopo il “Milano brucia 40 miliardi”, “Le borse mondiali tremano”, “Wall Street cede il 3%”, come viene analizzato il +10,24% di questa mattina della stessa Borsa di Tokyo (ieri super penalizzata) dagli imbratta carte di professione?

Insomma, che fare?

Rimanere investiti o vendere tutto così “stiamo più tranquilli”?

E’ davvero così importante sapere cosa faranno le borse domani, la prossima settimana o da qui alla fine dell’anno?


Forse, è bene che ciascuno faccia un breve recap sui motivi per i quali si sta investendo e sui tempi necessari per raggiungere i propri obiettivi:

1. Il denaro che stai investendo è separato dalle disponibilità liquide, necessarie a far fronte alle normali necessità quotidiane?

2. Il patrimonio tangibile (immobili, oggetti di valore, aziende) e intangibile (capitale umano) è stato messo in sicurezza?

3.  Sei pronto a sfruttare i megatrend in atto, come la Silver Age o la Rivoluzione Tecnologica, sfruttando proprio queste cadute di mercato (Nasdaq a quasi -20% dai massimi, semiconduttori addirittura a -30%) ed i molto probabili ribassi dei tassi ufficiali di sconto?

4. Preoccuparti del tuo piano previdenziale ad agosto 2024, quando sai che andrai in pensione a gennaio 2048, ha davvero senso logico?

Solo per riportare le cose nel loro giusto contesto, riporto i risultati ottenuti negli ultimi due anni dai principali mercati azionari mondiali (Italia inserita per onor di patria, visto che pesa solo per il 2% sulla complessiva patrimonializzazione mondiale):


Ottenere tra un + 17,25% ed un + 59,21% non è stato poi così drammaticamente tachicardico, a fronte di una volatilità tutto sommato contenuta.

Il patrimonio cresce con molta lentezza ma, soprattutto, con tanta pazienza; casomai bisognerebbe sfruttare queste fasi di mercato turbolente, non per vendere “perché non ce la faccio più con tutti questi saliscendi di mercato”, ma per capire se il proprio piano di investimento è ancora in linea con le mutate condizioni di mercato e se è necessario fare qualche revisione fisiologica.


Revisione, non smantellamento.


Buona estate.

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